Una quasi estate fredda
questa mattina,
penso ai tuoi
brividi
e vorrei chiamarti
per consolarti un po’,
ma non so dove
chiamare,
né tu puoi più
chiamare me.
Inevitabili mancanze
del restare vivi.
Una quasi estate fredda
questa mattina,
penso ai tuoi
brividi
e vorrei chiamarti
per consolarti un po’,
ma non so dove
chiamare,
né tu puoi più
chiamare me.
Inevitabili mancanze
del restare vivi.
Faccio a pezzi
piccolissimi
le pagine
della mia vita
e le trasformo
in coriandoli
per ridere
di me.
Ci sono luoghi
che forse non amo
ma in cui ritrovo
attimi
pause
dolori
piccole gioie
e
parole in caduta
che ancora pungono
una parte di me
Bastava poco e tutto sembrava così facile…
Rumore nel cuore,
in cassetti nascosti
fotografie sbiadite
e parole scritte.
E’ poco quello che ho di te.
Spesso mi sento
come se al mio corpo
si fosse sovrapposto quello
di un altro – un fratello
più giovane o sosia
che indossa di nascosto
i miei pullovers ed esce
a testa bassa incontro alla notte
alle ferite sempre aperte, al fiele.
– Stefano Simoncelli “Giocavo all’ala”
Inciampo
spesso
in dettagli
irrilevanti,
ma non per me.
Non spezzo questo filo,
anche se ha nodi stretti
che non si sciolgono,
anche se si aggroviglia
attorno a fumo nero,
anche se s’infila
in angoli bui,
non lo spezzo
perché è anche
stella filante,
nastro da regalo,
striscia d’arcobaleno.
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di Cristiano Camaur
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